“Oggi lui avrebbe amato Alex Zanardi”. Gli sci di legno, il cappellino di lana, il maglione preferibilmente rosso e poi tante vittorie: cento anni fa nasceva Zeno Colò, la leggenda della neve. “Mio zio – racconta il nipote del campionissimo toscano scomparso nel 1993, Francesco Serarcarngeli – è stato per me un esempio di vita, prima ancora di essere un campione amato in tutto il mondo”. Le celebrazioni di Abetone Cutigliano sono culminate il 30 giugno, giorno della nascita del grande sciatore, con una serie di iniziative in diversi luoghi della montagna pistoiese.
“Blitz”, come fu chiamato dopo la guerra per la sua velocità e il suo passaggio in Svizzera dopo l’8 settembre, ha legato per sempre la sua immagine all’oro olimpico di Oslo ‘52 e al record del mondo nel chilometro lanciato.
“Mio zio – aggiunge Serarcangeli – ha sempre apprezzato chi si distingueva in qualsiasi sport, ma anche chi sapeva essere un modello nella vita. Del resto, lui era uomo di poche parole ma parlava con i fatti e ha sempre rispettato i suoi avversari. Per questo penso che gli sarebbe piaciuto tanto Alex Zanardi, che è un messaggero di vita che ha dimostrato al mondo intero che con la volontà si può raggiungere ogni obiettivo”.
Le celebrazioni del centenario di Colò, osserva il sindaco di Abetone Diego Petrucci, “sono un momento importante perché rappresentano la dimensione naturale dell’Abetone che per un certo periodo, anche grazie a Zeno, è stata una delle capitali mondiali dello sci e, diciamolo pure, noi abbiamo l’ambizione di tornare a quei livelli. Inoltre, volevamo che il compleanno di Zeno rappresentasse anche una rinascita della nostra comunità fortemente provata dal lockdown e per abbiamo accolto i visitatori con il paese impreziosito di 200 piante ornamentali del vivaio Vannucci, il più importante d’Europa, per dimostrare a tutti che siamo un’eccellenza, così come lo era Zeno Colò”. Infine, Petrucci, ricorda un aneddoto che lega due miti azzurri, di ciclismo e sci: “Qualche settimana prima del successo olimpico di Oslo, nel 1952, Fausto Coppi vide Zeno Colò correre la discesa libera a tutta velocità, ne apprezzò le doti sportive ma si preoccupò che senza protezioni potesse rischiare in caso di cadute e allora gli inviò il suo caschetto da ciclista in cuoio che aveva indossato nel 1940 durante l’impresa eroica che proprio sui tornanti dell’Abetone avviò una delle rivalità sportive più belle e appassionanti per gli italiani: quella con Gino Bartali. Ecco questo è il Mito: la forza che ci serve nei momenti difficili, come quello dal quale stiamo tutti provando ad uscire. Abbiamo bisogno di non dividerci e di tifare per i nostri miti come la Nazionale di calcio, la Ferrari e, appunto, Zeno Colò”.