La Slovenia detta legge nella stagione ciclistica più tormentata, complicata e drammatica che si ricordi, periodi bellici a parte, con la vittoria di Roglic alla Vuelta, per lui un bis. La chiamano nuova fronteria del ciclismo e rappresenta un vero e proprio salto nel futuro, almeno per quanto riguarda le corse a tappe.
Non è un caso che il Tour de France sia stato appannaggio del 22enne Tadej Pogacar e la Vuelta di Spagna, che si è conclusa a Madrid – per la seconda volta consecutiva – sia andata a Primoz Roglic, lo stesso corridore che aveva rischiato anche di vincere la Grande Boucle prima di vedersela sfilare dal connazionale al penultimo giorno di corsa. La Vuelta ha confermato che c’è una Slovenia vincente sui pedali, che riesce ad andare forte in salita come a cronometro ed è pronta a risollevarsi anche dalle ceneri di una sconfitta assai amara. Come ha dimostrato Roglic che ha concesso il bis in Spagna in una Vuelta che, causa Covid, è stata ridotta da 21 a 18 tappe e si è disputata in pieno autunno. L’Italia che pedala, nella stagione ai tempi del Covid, è rimasta a bocca asciutta, fatta eccezione per Filippo Ganna, nelle cui gambe sono riposte le speranze azzurre a breve e lungo termine. Il piemontese ha vinto tutte le crono al Giro d’Italia, ha conquistato la maglia iridata della specialità, a Imola, ha dato prova di grandissima affidabilità. Un buon viatico per Tokyo.
In Spagna si è finito di pedalare, dopo tre mesi di duelli, di appuntamenti rinviati (la leggendaria Parigi-Roubaix è stata cancellata del tutto) a causa della pandemia, ma poi compressi fra estate e autunno. È stata una stagione drammatica e frenetica, senza regole, vissuta a tutta, nella quale è stato importante scegliere gli appuntamenti, per dosare le energie. Covid o no, nelle corse a tappe, il ciclismo italiano è rimasto a guardare. Il solo Damiano Caruso, un gregario, si è fatto onore al Tour, mentre Vincenzo Nibali al Giro è solo riuscito a entrare nella top ten, dimostrando che lo squalo non riesce ad azzannare le prede come una volta. Il 2021 del ciclismo è un rebus legato al Covid, sebbene il Tour de France sia stato già presentato via web.