Per chi ne ha celebrato le gesta sportive, lui è semplicemente Pablito. È il nomignolo affibbiato a Paolo Rossi in occasione dei Mondiali di calcio del 1982, rassegna vinta dall’Italia grazie proprio ai gol realizzati dall’allora attaccante della Juventus: ben sei, che ne faranno il capocannoniere del torneo.
Un torneo iniziato male per la punta della squadra allenata da Enzo Bearzot. Come l’Italia, anche Rossi aveva faticato a trovare il giusto ritmo tanto che nel girone eliminatorio gli azzurri riuscirono a qualificarsi solo al secondo posto dietro la Polonia di Zibi Boniek e soltanto in virtù del maggior numero di realizzazioni rispetto alla rivelazione Camerun.
Tutto cambia nel girone dei quarti, dove l’Italia è inserita insieme al favoritissimo Brasile e all’Argentina campione in carica. Proprio contro Diego Armando Maradona e compagni l’undici di capitan Dino Zoff riesce a centrare il primo successo, 2-1, con reti di Marco Tardelli e Antonio Cabrini.
Ma in pochi credono che l’Italia possa andare oltre: è infatti obbligatorio battere il Brasile che, avendo superato 3-1 i cugini argentini, possono anche accontentarsi del pareggio. I critici attaccano Bearzot, che continua a puntare su Paolo Rossi al centro dell’attacco nonostante le deludenti prestazioni del numero 9.
Rossi ripagherà la fiducia del commissario tecnico a suon di gol, portando l’Italia alla Coppa del Mondo inseguita da 44 anni. Partendo proprio dalla sfida con i carioca, ai quali rifilerà tre gol, cacciandoli dal Mondiale.
Mondiale che l’Italia vincerà battendo prima la Polonia in semifinale e poi la Germania in finale, ancora con il contributo decisivo di Rossi, autore delle due reti del 2-0 ai polacchi e del primo dei tre gol ai tedeschi dell’Ovest (c’era ancora il muro a dividere Berlino), contro i quali andranno a segno anche Tardelli e Alessandro “Spillo” Altobelli. È l’inizio dell’epopea di Pablito.