“Abbiamo gli occhi del mondo addosso”: è scoccata l’ora di Milano Cortina 2026. A Malpensa è arrivata la bandiera olimpica, quei cinque cerchi “iconici” che rappresentano valori, opportunità, imprese umane e sportive.
Ora inizia il conto alla rovescia per le Olimpiadi invernali italiane, quattro anni intensi di “duro lavoro di squadra”. Con il cuore ancora colmo di emozioni, gli occhi sognanti per quanto visto a Pechino nella cerimonia di chiusura, c’è anche e soprattutto la consapevolezza di dover soddisfare le aspettative e velocizzare i tempi.
“Sentiamo una responsabilità chiara e forte – assicura il presidente del Coni, Giovanni Malagò – e la piena consapevolezza del senso del dovere. Ora c’è molta voglia per le discipline invernali di tornare nella nostra vecchia e cara Europa”. Il passaggio di consegne è avvenuto. L’Italia eredita il testimone dalla Cina, macchina perfetta di organizzazione, forse troppo chiusa e asettica. Milano-Cortina sarà un’Olimpiade diversa. Perché mai nella storia due città hanno ospitato i Giochi, tanto che è in arrivo una seconda bandiera olimpica che sarà custodita a Cortina, oltre a quella che ha viaggiato fino in Italia e che rimarrà nella sala del Comune di Milano. Servirà piena collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte ma serve un cambio di marcia, tanto che il sindaco di Cortina, Gianpietro Ghedina, chiede il supporto del Governo: “Oggi è il nostro cancelletto di partenza. Al momento però i processi amministrativi non ci consentono di arrivare in tempo. La Cina ha fatto una grande figura, si sentiva la presenza forte del Governo. Io spero che ci aiutino tutti, per portare in alto il nome della nostra Italia”. Un paragone impossibile quello tra Cina e Italia, come rivendica il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana: “Abbiamo i riflettori puntati addosso, dobbiamo lavorare e recuperare un po’ di ritardo accumulato. È vero che le nostre procedure sono farraginose ma l’Italia è meglio della Cina per tutto il resto delle considerazioni. Sarà la prima Olimpiade sostenibile, non ci saranno spese inappropriate. Resteranno infrastrutture che ci permetteranno di offrirci al mondo nel modo migliore”.
Niente “spese faraoniche” come ribadisce anche l’ad di Fondazione Milano-Cortina, Vincenzo Novari, saranno “Giochi eleganti, essenziali, sostenibili e frugali. I ritardi? È un tema dell’agenzia delle infrastrutture, purtroppo è partita un anno e mezzo dopo di noi. Però è guidata da un grande collega, quindi sono convinto che si riuscirà a recuperare il tempo anche e soprattutto se ci sarà l’attenzione che è il Governo ha sempre dimostrato. Se possiamo recuperare il ritardo? Non possiamo, dobbiamo”. Un’occasione da sfruttare per mostrarsi nel modo migliore al mondo. È tanta l’attesa, la carica e la voglia di fare bene. “C’è la fase della celebrazione e poi quella del lavoro. Ora c’è quella più importante e che preferisco, quella del lavoro. Expo per Milano era un punto di partenza – spiega il sindaco Beppe Sala – l’Olimpiade è un punto di arrivo, non c’è altro evento che trascina più delle Olimpiadi. Sono anche meglio dell’Expo, è un evento più facile da spiegare”.
La possibilità di gareggiare in casa è impagabile, è un sogno per tutti gli azzurri, compresi Arianna Fontana, Federica Brignone, Francesca Lollobrigida e Amos Mosaner, presenti al fianco della bandiera. “La mia prima Olimpiade è stata Torino 2006, concludere a Milano sarebbe incredibile. Mai dire mai: sognare non costa nulla: Sogniamo insieme e vedremo”, afferma Fontana. Non esclude la sua presenza neppure Federica Brignone: “Lo spirito olimpico? Non l’ho mai messo in discussione, anzi ho detto culturalmente gli sport invernali sono più importanti che in Cina. Saranno Giochi dinamici e diversi. Penso che si viva lo spirito già da oggi, in ognuno di noi”.