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Friday 22 November 2024
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Il predestinato Marquez a caccia di Agostini

Da predestinato a “cannibale”, passando per una interminabile sequenza di altri superlativi. D’altronde, l’aver vinto otto titoli del Motomondiale a 26 anni e mezzo, sei in classe MotoGp, di cui quattro di fila, possono rendere l’idea di chi è Marc Marquez, tra i grandi del motociclismo di tutti i tempi. Non bastasse, il fuoriclasse spagnolo della Honda è il più giovane a vincere sei mondiali in top-class a 26 anni e 231 giorni: prima di lui solo un certo Giacomo Agostini che ci riuscì a 29 anni appena compiuti.

Ora davanti a lui nella classifica delle vittorie iridate in tutte le classi ci sono solo il fuoriclasse bresciano della Mv Augusta (15), Angel Nieto (13), Valentino Rossi, Carlo Ubbiali e Mike Hailwood (9). “Vincere 15 Mondiali? Non penso, è impossibile, non sono Superman. Adesso mi voglio godere l’ottavo, anche se proverò ad andare oltre” le parole dello spagnolo che però per via della giovane età, insieme ad una classe innata e ad una “fame” insaziabile, è proiettato verso un futuro ancora più leggendario, nell’empireo delle due ruote. Modestia a parte, va da sé che l’assalto ai numeri di “Ago”, del connazionale di Zamora o del “Dottore” sono lì a portata di mano, frutto della media monstre di vittorie che il numero 93 della Honda incamera quasi ininterrottamente dal 2010, anno del primo titolo in 125.

Da allora solo vittorie e una marea di podi, mancando l’obiettivo grosso solo nel 2011, quando fu secondo in Moto2, e nel 2015, chiudendo terzo in MotoGp. La sua voglia di annichilire gli avversari è pari solo alla sua voglia di arrivare primo sotto la bandiera a scacchi, in questo condividendo la “fame” del Valentino Rossi degli anni d’oro, anche se forse il Dottore all’epoca si misurava con avversari di ben altro calibro.

Nato 26 anni fa a Cervera, paesino della Catalogna profonda che ha sempre fatto sentire la sua vicinanza al campione (e oggi anche il Barcellona lo ha omaggiato), il “campionissimo” continua a strabiliare e a incamerare numeri straordinari che oggi parlano di 201 gare, 79 vittorie, 89 pole, 70 giri veloci. Il tutto frutto di una voglia inarrestabile, di una fame ingorda, di una ferocia unica e, soprattutto, di un talento inarrivabile. Certo, la super-Honda messa a sua disposizione ha fatto il resto, lo ha aiutato, trovando però in lui un interprete straordinario. Veloce, “cattivo”, testardo, funambolico nella sua capacità di rialzarsi quando ormai sembra destinato a scivolare fuori, Marquez ha anche imparato a ragionare. Lo ha fatto dopo il Mondiale 2015, gettato per troppa irruenza, per l’eccessiva smania di vincere sempre.

Infatti, da allora ha vinto sempre lui. Una sfilza di trionfi che fa gioire anche la Spagna, da otto anni “padrona” del titolo più importante del mondiale di motociclismo. Finora solo l’Italia era riuscita a fare tanto grazie ad Agostini, campione della 500 dal 1966 al 1972, ma se Marquez continua così anche questo record è a rischio. Lo spagnolo ha vinto in questa stagione finora ben nove gare, a cui vanno aggiunti cinque secondi posti, una cavalcata ai limiti della perfezione che il “cannibale” di Cervera di sicuro cercherà di portare in doppia cifra da qui a Valencia, passando per Motegi, Philip Island e Sepang.