Jonathan Busby da Aruba, Sunclar Dabò della Guinea Bissau. I loro nomi non dicono niente agli appassionati di atletica leggera. Eppure sono stati protagonisti di una bella storia andata in scena ai Mondiali in corso di svolgimento a Doha. Storia che viene dalle retrovie e che non finirà di certo negli annali dello sport, che parla invece per lo più di successi o comunque di mancate vittorie come quella della maratona olimpica di Dorando Petri. Ma l’italiano in quella famosa circostanza era prima quando poi fu aiutato dai giudici e dunque squalificato nonostante avesse tagliato il traguardo prima degli altri.
Invece Busby era ultimo, ultimissimo nella sua batteria dei 5.000 piani, quella che qualificava alla finale. Obiettivo – la finale appunto – impossibile sia per l’atleta di Aruba, sia per Dabò. Che però ha notato Busby, che quest’anno non aveva mai corso i 5.000 metri e che era ai Mondiali solo per la regola che ogni nazione può iscrivere almeno un atleta, in evidente difficoltà, voglioso di tagliare il traguardo nonostante i primi fossero da un pezzo nelle aree riservate alle interviste. Probabilmente Busby non avrebbe mai coronato questo suo personale sogno se in suo soccorso non fosse giunto il collega della Guinea Bissau. Che ha preso sotto braccio il podista in difficoltà e gli ha “facilitato” il compimento degli ultimi 250 metri, quelli indispensabili per far segnare il tempo ufficiale. Non un record, non una prestazione da guinness. Ma un riscontro cronometrico in grado di potergli permettere di dire un giorno: “Ho concluso la gara dei 5.000 metri ai Mondiali”. Con l’aiuto del provvidenziale Sunclar Dabò.